Venti di cambiamento.

Senza sapere bene quello che andrò a scrivere e il relativo interesse che potrebbe avere vado a parlarti di dipinti emotivi. Sperando possa essere in qualche modo d’aiuto (vai a sape’!). Ma prima…
Ciao.

Che cappero intendo con dipinto emotivo?
Passo indietro. Saprai già quanto osanni la terapia – o almeno un tipo tra esse – e i traguardi e le soddisfazioni che mi ha portato. Ma c’è qualcosina di più. Un dettaglio, forse, che forse dettaglio non è.

[Missà che l’andazzo di oggi è serioso. Ma farò di tutto per scrivere qualche cagata. Promesso <3]


C’è stato un periodo in cui mi sono considerato una persona arida emotivamente. E temevo moltissimo di rimanerci. Alla fine non era vero, semplicemente non mi permettevo di sentire emozioni come la tristezza, la rabbia o l’aerofagia.

A lungo andare – senza accorgermene – che, via via che ricominciavo a riappropriarmi del mio sentire, pensavo fosse solo questione di potenziamento. Quadri monocromo per indicare ogni sfumatura interiore dai colori sbiaditi che si sarebbero andati a intensificare.

Fantastico.
Sai che ho scoperto? Non te lo dico. Andiamo per gradi.

Anno dopo anno, in terapia sono andato sempre più a fondo a scoprire sempre più roba. Non hai idea delle cose che non conosci di te stesso. O almeno così è valso per me. E le cose che ho trovato! Addirittura un telecomando e un pezzo di cartone con scritto culo.
I misteri della mente umana.

Dall’inizio fino a pochi mesi fa entra nello studio della mia psicologa, mi sedevo, qualche secondo di silenzio, ascoltavo cosa avevo dentro e cominciavo a parlare. Era semplice, chiaro. Verde, blu, magenta, peto, rosso. E ne parlavo.

Da qualche mese invece entro, mi siedo, ascolto e… Pollock, Picasso e Mondrian. Non più tele che al massimo arrivavano a Fontana, ma veri e proprie miscele di colori. Van Gogh.
Tutto molto strano, non c’ero abituato. E neanche adesso sono così ferrato. La stranezza di sentirsi affaticati per un periodo difficile e appagati per esso, tesi dal lavoro, ma felici per l’insieme, tutto in una volta è qualcosa di… ti giuro che non so definirlo.

Non è né bello né brutto. Grandioso o deleterio.
Però sento che è sensato. Sano. Sereno. Perché credo che sia così che una persona dovrebbe sentire quello che prova… e accettarlo, cazzabubboli!

Ora, nella mia galleria interiore d’arte, trovi delle tele particolari.
Le migliori? Forse, ma a mio avviso posso fare di meglio. E no, non con l’aerofagia – che non è un’emozione come credi, come il peto non è un colore – ma con tutti gli strumenti di cui sono a disposizione ora.

Questo articolo, che pare una pubblicità progresso per spingerti a pagare mutui per andare in terapia, è concluso. Non penso possa aver aiutato chicchessia in qualunque maniera.
Però io, c’ho provato… e ci spero.
Cia’.


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