Settimana scorsa ho iniziato a fare story su Instagram (account che puoi trovare QUI!… lo scrivo in chiaro perché io – che sono un furbacchione – ho messo il colore base non azzurro come le persone normali, ma verde scuro… quasi identico al nero.
[Devi scusarmi, sono particolarmente agitato e questo articolo potrebbe essere un po’ frettoloso, perché è con la frettolositudine che lo scrivo… in quanto mi sia dimenticato di caricare il portatile insieme al caricabatterie. Temo che venga lasciato a piedi da un momento all’altro.]
Questo lancio – che se ricordi da vecchi articoli faticavo molto a fare – mi è stato sollecitato da un video corso tenuto da Just Mick, content creator che tratta le neuroscienza e dintorni.
Come ogni lancio nel vuoto viene sostenuto da una grande euforia, ma già oggi ne sento la difficoltà.
Per quanto sia possibile riuscire a distaccarsi dal pensiero che gli altri non siano interessanti, c’è una parte del mio cervello che mi urla da dentro nelle orecchio “NON TI CAGA NESSUNO!”.
Questo aspetto – che probabilmente non è reale, dato i messaggi ricevuti spontanei o le persone che mi fanno osservazioni – viene inciccionito dal fatto che, con molta probabilità, una sezione di [sono sicuro di aver dato un nome al mio cervello negli articoli scorsi, ma non lo ricordo. Quindi fingi che sia scritto] è convinta che dovrebbero aumentare gli follower di cinquanta all’ora con tanto di like e commenti.
Povero piccolo e affettuoso Gimmi.
Le cose non vanno così. Ci vuole pazienza e costanza. E se stai facendo questo articolo è per ricordarti che hai iniziato con le story proprio per allenarti in quel frangente, come tieni questo blog per allenarti sulla scrittura.
Il fatto che mi sia appena scritto da solo un paragrafo dell’articolo dimostra come il mio status emotivo in questo momento non sia proprio equilibrato.
Che ci vuoi fare, va così!
Mi piacerebbe parlarti meglio del videocorso in futuro. Se ne hai voglia, così, giusto per farsi due chiacchiere. Ora scappo a rallentare il mio bioritmo.
Cia’
Quando ho aperto il blog, mio fratello mi sfotteva: “Cosa scrivi a fare? Ti commenta solo la mamma!” e mi dava della sfigata.
Io ho continuato, imperterrita, e adesso sto pubblicando il mio primo libro ed è merito (anche) del blog. Hai ragione tu: il blog è uno straordinario allenamento alla scrittura, ma è anche un luogo di confronto, di amicizia, un luogo in cui svelarsi a se stessi e agli altri.
Avrò sempre un debito di riconoscenza verso l’Alice del 2014 che decise di ignorare i commenti sarcastici di suo fratello e andare avanti per la sua strada. :D
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Alice… te unica fedele commentatrice. Sono certo che in qualche modo riceverai una tua stanza all’interno del blog prima o dopo. Per ora azzardo solo a dire che mi ravvivi voglia di scrivere e curiosità.
Penso ti chiederò se puoi darmi dei consigli :)
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