-D’altronde.. era anche il mio-
Il ticchettare dei tasti della macchina da scrivere rimbalzavano con un suono secco sulle pareti della stanza. Viktor finì di scrivere le ultime righe nel momento esatto in cui cominciò a piovere.
Era in arrivo un temporale.
Si appoggiò allo schienale della sua poltrona stanco per l’ora tarda e il tempo trascorso a scrivere. Cominciò a pensare su cosa avrebbe fatto appena fosse tornato a casa, quando un’ombra sinistra annunciò che qualcuno era dietro alla porta. Si scorgeva da dietro il vetro opaco della stessa e dai tratti ombreggiati sotto la porta che facevano intuire che qualcuno era lì in piedi. Immobile.
Viktor non sapeva chi fosse e rimase fermo a fissarla con occhio inquieto. La sagoma non si muoveva ancora. Forse stava pensando a cosa fare. Al come entrare. Ma ciò era inutile se tanto doveva entrare. Bastava bussare.
A quel punto un dubbio fulmineo gli fece sgranare gli occhi. E se non voleva annunciarsi? Se pensava che Viktor non ci fosse stato? O peggio.. Se sapeva che era lì.. e lo volesse far fuori? D’altronde si era fatto parecchi nemici nella sua vita.
L’ombra era decisa a rimanere lì, davanti alla porta. Si poteva notare dagli spostamenti che passava il peso da una gamba all’altra.
Cosa voleva? Ma soprattutto.. chi era? Erano domande che cominciarono a far paura a Viktor . Ma venir a conoscenza di ciò avrebbe comportato anche un grave rischio per lui. Così, senza aspettare un secondo di più, portò una mano tremante al cassetto e lo aprì lentamente. All’interno una Colt calibro 45 lo stava aspettando. Intanto la pioggia infuriava fuori dalle finestre rigandone i vetri col vento che faceva sbattere i rami secchi sulla finestra. Un lampo seguito da un tuono illuminò per una frazione di secondo la stanza facendo luce sul vetro della porta e marcando i lineamenti del potenziale pericolo.
Dopodiché la maniglia cominciò a roteare su se stessa con sospettosa lentezza. Viktor portò piano la mano sull’arma, deglutì ed aspettò. Il cigolio del pomello era tenue ma nel silenzio della stanza Viktor poteva sentirlo benissimo. La tensione era alle stelle per il pover’uomo. L’attesa snervante sembrava eterna. I tendini erano tesi e pronti a scattare come una molla.
Poi, con improvvisa celerità, la porta si spalancò e la figura venne illuminata nello stesso istante da un altro lampo!
“Mi scusi commissario.. Oh.. Non volevo spaventarla.” Disse Ivan, che, alzando gli occhi dal fascicolo che aveva in mano, vide la Colt puntatogli addosso.
“Non si preoccupi Ivan. La prossima volta però.. bussi”
Continua..
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