‘Gradisce una tazza di tè?’
Quelle furono le ultime parole che Diego Rodriguez, capitano della flotta militare del quarto settore stellare sud, pronunciò per il suo romanzo registrato vocalmente prima che quel dannato allarme cominciasse a suonare, abbagliando i suoi occhi di una luce rosso sangue. Ed egli seppe subito cosa significasse e premette il bottone per l’ologramma quadrimensionale, senza alcun indugio, perché non poteva sopportar di perder la vita senza un ultimo addio alla sua dolce amata, che, purtroppo, lo stava aspettando su Venus II. Una grande distanza per due cuori così vicini.
Una dolce figura con una candida vestaglia, apparve poco dopo dinanzi i suoi occhi lucidi, bellissima come sempre, tenendo in viso uno sguardo spaventato, ma contenuto, di chi sapeva ciò che stava succedendo, perché era un’ipotesi già messa in conto da tempo. Senza nemmeno proferir parola i due amanti si strinsero in un caldo e lungo abbraccio, per quanto potesse essere artificiale, i due si avvolsero l’un l’altra, come fossero stati realmente lì, premendo i loro corpi in un lungo amore inestinguibile. Così dopo qualche minuto inondati di fastidiose luci lampeggianti rosse, ma che non turbavano il loro sacro gesto d’affetto, lei fu la prima a esprimere il sentimento pressante con semplici parole:
«Sento i battiti del tuo cuore e mi suggeriscono che forse non ci rivedremo Diego, mio amato»
«Ciò che senti è tristemente vero, mia cara Carlita, e ciò mi duole»
«Fuggi! Non abbandonarmi, ma torna. Prendi una navetta di salvataggio e scappa qui da me. Se ti verranno a cercare ci nasconderemo e vivremo tutta la vita assieme con i nostri bambini che nasceranno. Te ne prego!»
«Sai che non posso abbandonare il mio ruolo di capitano. Il mio amore per te supera ogni limite ed è più grande di ogni galassia purpurea, ma il mio posto è qui. Con questi uomini. Non posso ritirar la parola data quando feci giuramento. Non volermene, non rendere la cosa ancora più ostica di quella che già è»
«No, non lo farò. Perché anche io ti amo con l’ardore di un migliaio di supernove. Non potrei portar rancore, ma come faremo per il nostro matrimonio? Mio padre, l’ammiraglio Gonzales, aveva finalmente accettato di darci la sua benedizione!»
«In realtà tuo padre non ha mai voluto. L’ho costretto io ricattandolo con foto compromettenti. Ma ora non ha più importanza Carlita. Problemi più grandi sto per affrontare. Ora però devo lasciarti per adempire al mio compito di capitano, quale sono»
«Oh Diego! Amore mio, ti supplico. Sii prudente.»
«Così sarà. Addio! T’amo, mi amor»
Il capitano chiuse la conversazione con il cuore in gola e una lacrima sulla guancia, ma non poteva farsi prendere dalla disperazione e si preparò allo scontro. Si accovacciò dunque dietro il tavolo con il pugno sul cuore mentre con l’altra mano prese la pistola d’ordinanza argentea con striature rosate pronto ad ingaggiare lo scontro. Di lì a breve grandi colpi scossero la nave come un veliero diretto per i mari del futuro in una tempesta che esso minacciava immergendolo in una terribile incertezza. E infine, dopo lunghi e interminabili minuti, passati con tensioni e rimpianti, si sentirono esplosioni che echeggiarono nei corridoi e nei cuori dell’equipaggio. Infine, senza preavviso alcuno, un’ulteriore esplosione fece cedere la porta blindata del capitano annegandola in una nuvola di polvere che toglieva completamente la vista degli invasori. Ma senza esitar Diego puntò la pistola spaziale in quel putiferio e fece fuoco, aggrappandosi più alla sua vita che al calcio dell’arma, sperando di portar via con sé più nemici possibili. Dalla pistola uscirono sprazzi di luce colorata che balenavo in aria saettando verso la porta, riempiendo l’aria di suoni acuti e fischianti. Di tutta risposta anche dell’altro capo della stanza giunsero altrettanti raggi cromati facendo giochi di luce che rimbalzavano sulle pareti. Quasi di gioia sarebbe stata l’atmosfera se la morte non fosse così incombente.
Finite le munizioni di quello spettacolo fluorescente la quiete giunse tutt’intorno, proprio come prima di un temporale, la quiete prima della tempesta. Ma il capitano Diego non aveva fatto i conti sul che tipo di tempesta fosse. Lentamente dalla nube di polvere si identificò una sagoma che pian piano mostrò le sue fattezze aliene. Era una creatura snella e alta con una lunga chioma dorata, la pelle verde oliva liscia e lucida. Era un’aliena con le labbra blu carnose e occhi taglio lungo e ben definito molto accattivante. Il capitano non fece i conti con l’unica tempesta che non avrebbe potuto sconfiggere.
Tempesta d’amore.
Continua..
https://sgargascrot.wordpress.com/2014/07/23/scrittore-per-sempre-14/