Lavorando con i bambini spesso mi capita di sentire alcune perle di saggezza che la spontaneità fanciullesca riesce a creare. Discutendo proprio di questo, con quello che si spera possa essere il mio futuro coinquilino, mi è ritornato in mente un episodio che da anni speravo di riuscire a raccontare nell’occasione giusta; successivamente ho pensato che potevo rendere partecipe anche voi, perché vi rimanga, come è successo a me, scolpito nell’animo, data la sua geniale purezza.
Sono riuscito a scrivere più di due righe senza inserire volgarità..
Sto migliorando!
Anni fa, quando avevo già cominciato a scegliere i miei valori e intrapreso un percorso di auto conoscenza, stavo seduto sull’uno, il bus che dal centro, Caricamento, mi avrebbe portato a casa. Il posto scelto era uno di quelli “a due” e rialzato, ed ero seduto lato finestrino. Questa è una scelta tattica che spesso adotto per non aver problemi etici e morali.. perché si sa che gli anziani non chiedono di sedersi nei posti più angusti da raggiungere.
Con la fronte sul vetro, privo di MP3, mi apprestavo a fare quello che faccio ogni volta che sono sprovvisto di intrattenimento musicale. Osservo, ma soprattutto.. ascolto.
Mi piace sentire i discorsi della gente e associare tali cagate (perché troppo spesso sono cagate) con il loro aspetto, la loro espressione e il loro comportamento. In questo caso particolare il mio passatempo, che mi avrebbe donato una tenera felicità, proveniva alle mie spalle.
I posti subito dietro di me, disposti in modo che chi li occupava mi desse le spalle, era presi da una signora anziana (seduta anch’essa dal lato finestrino) e il suo presunto nipotino di circa sei anni. Quest’ultimo cominciò a fare domande su ciò che vedeva fuori e la nonna, prontamente, rispondeva in base alla sua conoscenza.
Così, origliando come il ficcanaso che sono, feci finta di guardare in fondo al bus, come fanno spesso i ragazzini sul treno che, incuriositi da me, si voltavano fingendo di guardare il fondo per vedere un ragazzo che assomigli a Cristo e poterlo deridere sotto i baffi.
Il nipotino riuscivo a scorgerlo in viso perché era alla mia sinistra, mentre l’anziana signora la vidi solo di sfuggita. Ella era la classica vecchina borghese, con i capelli tinti biondo platino, pelliccia, orecchini di perla e quell’inconfondibile odore che hanno le signore anziane che si profumano con aromi oramai fuori mercato.
Ad un tratto, come di consueto, l’uno si ferma alla fermata della Commenda, una piccola piazzola dove spesso sono riuniti molti extracomunitari. L’orario era tra le due e le tre di pomeriggio ed era una giornata limpida e chiara. Sarà stata proprio quella bella giornata a rendere così curioso il nipotino che, vedendo la piazzetta, chiese alla nonna cosa ci fosse in quella spiazzo.. o il perché. Non ricordo bene, francamente.
Purtroppo la dolce nonnina non aveva vestito di borghese solo il corpo ma anche la mente, e rispose con un accenno di disgusto e palese razzismo, dicendo che lì era meglio non soffermarsi perché il posto non era “pulito”.
Ripeto che a quell’epoca ero ancora immaturo, per quanto oramai avessi scelto l’antirazzismo come valore, e a causa di ciò non riuscì a far valere la mia ideologia annunciando la mia contrarietà con un classico, ma sempre di grande effetto:
“Ma che minchia dice?!”
Ancora oggi, me ne vergogno un po’.
Tutto ciò che riuscii a fare fu voltarmi senza dare nell’occhio, per guardare incuriosito il volto del bambino e sentirne la risposta.
Lui, osservando attraverso il finestrino, assunse un’espressione di disgusto e con voce altrettanto disgustata disse:
“E’ vero.. c’è così… c’è così tanto sole”
…
C’è così tanto sole.
Non mi ricordo nemmeno quale fu la risposta della nonna che di certo non si sentì di contraddire un bambino ingenuo e forse più maturo di lei.
Mi ricordo solo che.. affiorò sul mio viso un mezzo sorriso di chi ha la consapevolezza che tutto si può sistemare.
