Fiction Pictures 1# – Frutta

Quello che state per leggere è l’ennesimo esperimento fallimentare di una serie.
Si basa sull’idea che da una foto possa nascere una storia che parta dal reale e finisca in finzione.
E già detto questo mi contraddico perché non ho una foto da cui parte questa storiella, ma un’immagine qualsiasi presa da Google. Però riduciamo la cartella ‘Sticazzi’ a icona e andiamo avanti. Spero possa piacervi l’idea e… scusatemi se mi faccio vivo solo ora. 
Sono un pessimo soggetto..

 

La semplice scena che ci si presta nel parco di Nervi dinanzi a me e la mia dolce metà è la seguente:
Una fanciulla, di non più di dodici anni, raggiunge la nonna chiedendole se può comprare una cosa da ‘quel signore laggiù’, riferendosi a un bengalese che seduto per terra esponeva su un telo la sua modesta mercanzia fatta di braccioli, biglie e gonfiabili vari.
Già a un primo sguardo la minaccia era evidente.
La signora, che chiameremo per comodità: Lassignora, afferma ripetutamente il suo categorico No e che non le avrebbe lasciato un centesimo per comprare qual si voglia strumento del male.
La fanciulla si allontana saltellando, ma evidentemente delusa, mentre Lassignora, volta verso di noi, ci rivela il suo timore:

“Non è per essere cattiva, ma di questi tempi non si può sapere quali rischi possono esserci”

La mia metà preferita mi guarda con sguardo incerto, dato il nostro riconosciuto alto livello di antirazzisticità, e le risponde che è vero, sono in effetti tempi difficili, ma quel uomo tranquillo che vende braccioli probabilmente non è una minaccia terroristica.

“Voi non avete figli. Quando li avrete farete attenzione anche a queste cose. Oramai bisogna stare attenti a tutto ciò che non è normale. Per esempio guardate questo” ci incalza, Lassignora, con la sua tesi indicando un sacchetto di carta alle sue spalle, all’estremo opposto della panchina dov’era seduta “L’ha lasciato un tizio che se ne è andato e non è ancora tornato. E come mai, mi domando?”

Un campanello di allarme, di color curiosità e timore, mi si accende nella testa. Sarà forse davvero il caso di preoccuparsi?
Non ho tempo di fare un passo che Lassignora continua con il racconto:

“E’ venuto e ha detto: ‘Signora, se ne gradisce una prenda pure. Le dia anche ai bambini se vogliono’. Ma dove le ha prese quelle pesche, io non so.”

Avvicinandomi dunque scopro, con la delusione di un’avventura mancata, che il sacchetto di carta era in effetti pieno di pesche, probabilmente colte da qualche albero dato le loro ammaccature. Mentre svelo ciò annuisco serio e vicino alla sua preoccupazione le dico:

“La capisco. So di un uomo che quattro anni fa regalava in un parchetto di Camogli delle banane d’acido. Quanti bimbi e bimbe rimasti muti da questo terribile scherzo. Per non parlare della valigia lasciata incustodita in aeroporto che fu fatta brillare. Non le dico quale macedonia ne è uscita. Poi spesso ci sono anche falsi allarmi, come quelle arance che una volta sbucciate contenevano solo kiwi, ma con cosa pensa sia stata fatta esplodere Fukuscima? Ribes, glielo dico io”

Lassignora annuiva. I pericoli di questo mondo crudele oramai non le sono ignoti. Poi non è importane se effettivamente quel signore bengalese potesse essere una minaccia per il campanello di bambini che gli erano attorno, che magari dare un’occhiata per vedere che l’aria di cui erano pieni i braccioli fosse realmente tale.
L’importante è che sua nipote non comprasse niente e, come per le pesche, gli desse le spalle.
Perché è risaputo, sei sicuro da qualcosa solo se la ignori.


Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...