Un altro racconto scritto per compito durante il corso di Raul Montanari. Il tema di questo era “Il tradimento”.
Leggero ritardo?
Leggerissimo..
Calpesta il tappeto con le scarpe, vagando per la stanza con fare deciso. Per qualche strano motivo mi viene alla memoria la volta in cui mi urlò di tutto per averlo fatto, e sorrisi.
“Ah perché lo trovi pure divertente?”
“No, no. Era… un sorriso amaro” provo a giustificarmi senza esserne convinto.
Si blocca di colpo e mi guarda fisso negli occhi. O lo farebbe se riuscissi a sostenerlo.
“Quello che sta succedendo è grave” riprende a camminare “È molto grave.”
“Non so cosa dirti, non so… scusa.”
Mi stringo le ginocchia con lo sguardo basso mentre lei mi lancia ogni cuscino che trova in sala.
“Non-puoi-scusarti-stupido-coglio-ne”
Quando sono finiti si avvicina a riprenderne uno, torna indietro, e me lo rilancia.
“Coglione!”
Alzo lo sguardo e la vedo piangere. So che non dovrei dire altro, lasciarla elaborare, ma non ci riesco.
“Io non volevo”
“Non volevi? Non volevi!”
“Non urlare ti prego.”
Non finisco la frase che è già corsa in cucina. Torna troppo presto. In mano una bottiglia di whisky che vedo già contro il muro. Cinquantatre euro. Scrollo la testa e scaccio il pensiero inopportuno.
“Non volevi, eh? Ma ma magari questo ti ha aiutato” la agita in mano come se fosse chiusa. Gocce ambrate cadono sul tappeto. Le avessi versate io sarei morto prima.
“Ma quella non c’entra niente. Lo sai pure tu che non c’entra niente. Perché devi…?”
Singhiozza, ma la voce non le si spezza.
“Mi hai tradita, lo capisci? Mi hai tradita e io non so cosa fare!”
Urla come un’aquila, piangendo, agitando la bottiglia. Mi si spacca la testa, massaggio le tempie.
“E se avessimo avuto un bambino? Come glielo avresti spiegato a tuo figlio?”
“Non dire così.”
“Come faccio a guardarti negli occhi ora che mi hai tradita. E no! Non ribattere o te la spacco in testa e la chiudiamo qui!”
Premo le mani sulle orecchie e la fronte sulle ginocchia.
Gocce ambrate e lacrime cadono sul tappeto.
“Mi hai tradito e sai perché. Mi hai tradita perché mi hai promesso che saresti stato con me. Mi hai tradita perché mi hai fatto illudere di una vita insieme. Mi hai tradita perché… perché mi hai promesso un figlio da accudire… accudire insieme!”
Finisce accasciata, con la bottiglia in una mano e la lettera nell’altra.
Sollevo la testa e la vedo rassegnarsi. C’è caldo qui dentro. Mi distendo in avanti, appoggio una mano sul tappeto, e lentamente mi avvicino a lei. Le passo il braccio intorno alle spalle e, come se non ci fosse nient’altro da fare, la stringo.
Poi lei mi chiede:
“Perché devi morire?”
Piangiamo.