Ecco!
Questa è la dimostrazione che non tutti i fumetti mi prendono indifferente. La solitudine del fumettista errante è qualcosa da leggere, punto. Inauguro anche l’hashtag #DaLeggere, con il quale sottolineo i fumetti che dovrebbero essere letti (non era realmente necessario spiegarlo).
L’opera biografica di Adrian Tomine prende aneddoti, stralci, della sua vita da fumettista e li riporta con una tristissima ironia. Leggendolo vedi la bassezza, la stupidità, l’inettitudine di un uomo, orgoglioso e un po’ vile. Una schifezza d’uomo, insomma. Questo tripudio di sensazioni negative che si avverte mentre lo si legge ha, però, una funzione. Adrian si mette a nudo, si ridicolizza e ci trasmette qualcosa, forse un po’ confuso a una prima analisi. Provo a spiegarmi:
Sicuramente mostra un aspetto umano, dato dall’insicurezza ansia e quant’altro, che un po’ tutti abbiamo. Ma, a mio avviso, questo non ci interessa, in quanto c’è un aspetto più profondo. Ovvero che passa quello che non vorremmo essere: sbagliati per il contesto in cui ci troviamo.
Perché ho messo “Domino” nel titolo?
Perché un insegnamento di questo fumetto è che se non sei sincero, presente, onesto con te stesso subito, poi le cose iniziano a (ac)cadere inevitabilmente una dietro l’altra. “Bastava che dicessi: sì, scusa. E non avrei dovuto seppellire sedici cadaveri” – tipica frase che porto come esempio che mi ritrovo a dire ogni due anni circa.
Sono esaltato da questa lettura perché è emotivamente presente. Un aspetto che ricerco sempre nei fumetti. Che vor dì? Vuol dire che se ti fa sentire un sentimento o un’emozione allora vale la pena di leggerlo. Anche se sono vagonate di sterco quelle che senti nel petto. Anzi! Meglio che siano così, perché ne abbiamo fin sopra i capezzoli di gente che ci ripete di NON essere tristi, malinconici o affranti, delusi, arrabbiati, frustrati. Queste cose dobbiamo provarle!
Scusa, mi rendo conto di essere stato troppo serio.
Ecco… hem… allora: cacca! Non mi piace, perché… hem… è brutta!
Fatto. Ho riequilibrato il karma delle stronzate.
TI metto in guarda.
Se sei abituata o abituato a leggere manga, la Marvel o altre cose infornate con rosmarino e cazzotti, questa potrebbe essere una lettura “difficile” da digerire e trovarla noiosa. Ma nonostante la scarsa varietà di inquadrature in una gabbia bonelliana a sei vignette, i dialoghi scorrono. E penso che scorrano così bene perché sono veri(tieri). E a fine di ogni aneddoto senti una stretta aspra al cuore (limone e catrame), ma nel pieno masochismo in cui ti ritroverai vorrai andare avanti e sentire quella dopo. E forse vai avanti perché speri che finisca e si trovi una uscita a quel turbine di merda. E ti chiedi: Adrian, la troverà?
Te lo lascio scoprire.