E dopo una prosciugante Lucca Comics, fatta di code e beltà, eccoci di nuovo nel nostro magico angolino in cui possiamo parlare liberamente di fumetti. Con grazia, ma anche beltà. La beltà è sottovalutata recentemente.
Oggi, mia cara persona che leggi dal sesso ignoto, parliamo di Solanin (edizione completa). Un manga.
Se te lo fossi perso in passato non saprai che il mio slogan – oltre “cresciamo per un’umanità migliore”, in quanto umanista e ottimista sulle potenzialità della nostra specie – è anche “manga merda, sempre!“. Sono un tantino drastico con questi prodotti, e sto iniziando a capire perché, ma magari ti rimanderò a un articolo dedicato in futuro.
Per ora ti basti sapere che per fortuna c’è chi mi vuole bene e ci tiene che i miei orizzonti siano divaricati come le gambe di un sadomasochista pronto a ricevere calcetti d’amore (ma non esageriamo). Tale persona – che mi vuole bene, non il sadomasochista – mi presta e sprona per leggere manga e continuare nella ricerca di un fumetto orientale che non mi faccia cagare.
E devo dire che ci si sta avvicinando.
Solanin è una graphic novel, diciamo, in cui ragazzi sono alle prese con i loro problemi legati al passare da adolescenti ad adulti. All’interno ci sono anche molte altre sfaccettature, tra amore, band musicali e quell’idiozia spiccata in piccolissimi frammenti che a quanto pare il giappo non riesce a non inserire anche nelle storie più serie.
Facciamo una valutazione bella netta, così, perché mi va.
I contro:
Essendo un tranche de vie e non avendo nemmeno un personaggio protagonista ben definito senza obiettivi definiti, tutta la storia è un po’ fluttuante e non ha un vero grip che ti incolli alle pagine.
Molto spesso ci sono vignette nere con didascalie che, insieme a dei campi lunghi di paesaggi che sono palesemente foto riadattate, pare che non ci sia una gran voglia di lavorare. Soprattutto per le vignette nere. Sono davvero troppo presenti.
I pro:
La cosa che più apprezzo dei manga è la capacità di restituire emozione. Riescono bene con dettagli, paesaggi e primi piani espressivi. Soprattutto questi ultimi ci sono e si sentono.
Una storia tranquilla, nonostante la drammaticità di alcune scene. Sarà che queste cose a me piacciano e molto spesso (e so che molte persone non sarebbero d’accordo) mi soddisfano e non fanno pesare la mancanza di una trama vera.
Che vuoi farci? Sono un tatone.
E quindi niente, un’analisi forse sbrigativa. Ma la verità è che ho un botto di cose da scrivere e non molto tempo.
Quindi eccoci che arriviamo alla beltà della fine (avevi dimenticato la beltà, dì la verità).
Ti saluto e ci ritroviamo qui, tra le righe e la beltà.
Ciao!