E già una settimana è passata dalla fine del Lucca Comics – motivo per il quale non ho scritto lunedì scorso.
Probabilmente non ti interesserà sapere il come sono andati questi quattro giorni. Alla fine ogni anno (Covid o meno) è sempre il solito disastro: pioggia e mal organizzazione. L’unica differenza rispetto agli altri anni è che ci sono andato in panni lavorativi!
Da assistente editor per una casa editrice, ho partecipato ai colloqui dei giovini che presentavano il proposal, agli aperitivi informali con autrici e autori, alle sbronze serali all’anfiteatro (in realtà queste ultime ci sono state, ma non vi ho partecipato perché sono una persona oramai prossima alla tristezza).
Avevo addirittura il mio personale cartellino con cui saltare le file…
Beh, “personale” è una definizione importante da usare, dato che era quello di un vero editor che non è potuto venire e mi è stato affidato il suo pass. Ma questo il mio subconscio non lo deve sapere.
Ma di tutto questo – il fatto che sia stata una delle mie esperienze lavorative più sentite e migliori; nel quale mi sono sentito a mio agio, partecipe e coinvolto – probabilmente non ti interessa neppure.
Quello di cui sono sicuro brami la conoscenza si concretizza in una domanda:
“Ma Gimmi, sei riuscito a cagare?“.
Il tuo interesse mi lusinga e con orgoglio rispondo di Si.
Sono riuscito ad andare al cesso. Nonostante i primi due gironi di blocco che dirottavano ogni mia conversazione ad argomenti come “cagare” e “non riesco a…”, alla fine sono riuscito. Non scenderò in sgradevoli dettagli dicendo cose come: ere uguale, se non nella forma, in colore e consistenza come il prodotto fecale di Mordicchio, in Futurama (se non hai presente puoi ridare un occhio all’immagine di questo articolo).
Sappi solo che, al terzo giorno ho piantato quella bandierina che suggerisce al mio cervello che lì è un luogo sicuro in cui poter deiettare ancora e ancora e ancora e ancora il restante arretrato.
Soddisfazione e giubilo.
Sentirsi rilassati nel luogo di lavoro è una cosa importante.
Immagino che, abbeverato da questa conoscenza che ti ha dissipato la curiosità ti posso salutare in modo che tu possa andarti a sedere sulla tua poltrona preferita e, a luci soffuse, rielaborare questa informazione e farla tua.
Per sempre.
Buona giornata.