Non c’è niente di una metaforica doccia gelata per iniziare la giornata.
“Cosa succede?” Succede che non avevo in mente di scrivere il seguente articolo, ma poi mi sono detto: “Massì dai! Leggiamo le mail in risposta ai miei esercizi del master e poi comincio a scrivere quello che voglio”…
Non è andata proprio così.
Devi sapere, che quest’anno, sto seguendo il master di sceneggiatura della scuola internazionale di Comics. Quindi preparo sceneggiature e progetti da presentare per fare cose lunghe da spiegare. In totale, nelle ultime due settimane ho inviato al mio docente cinque file. Praticamente cassate tutte per un motivo o per l’altro. (Bada, non che siano brutte idee, ma non hanno raggiunto lo scopo per cui sono state create… ci tengo a specificarlo per salvaguardare quel fazzoletto sporco che è ora il mio orgoglio).
“Ma Gimmi, hai trent’anni e stai facendo un corso avanzato. Ancora te la prendi per que…” sè sè, silenzio, vicina mentale inutile. Cornacchia dell’autodistruzione. Scoria fecale di ruvida consistenza. Non ci rimango male per le cose che non hanno funzionato, perché sarei spocchioso e arrogante. Ci rimango male perché potevo evitarlo. Perché sono quelle situazioni in cui lo percepisco nella pelle, ma arrivo a un ponto in cui mi sento ingolfato come quei tubetti di dentifricio secco che schiacci troppo davanti lo specchio per stappare e ti ritrovi “un’originalissima” similitudine di Pollock sull’articolo che stai scrivendo.
E mi capita spesso.
Ma se vogliamo sprofondare nella complicazione umana che risiede in ciascuno di noi, non è solo questo.
Questa sensazione di sconfitta va a contrapporsi al fatto che l’autore a me piace farlo, ma non per sopravvivere. Vorrei scrivere come espressione d’arte e raccontare le mie storie. Quindi quando mi trovo a sbagliare perché non seguo la consegna il sentimento che nasce, cresce e non muore, è quello che non ci dovrei dar peso. Chissene, tanto sei un piccolo prodigio che non è ancora stato compreso. Non ci pensare.
Stupido coglione, ci penso e eccome! Ci penso perché se si impara un mestiere lo si fa bene, seguendo le regole di tutti e non le mie perché gioco all’artistoide.
Ma guardami, mi sembro tornato all’adolescenza a discutere con me stesso. Immagino che ogni tanto capiti. Ti chiedo un piacere, inventa per me – e per tutti gli altri stronzi come me – uno sciacquone cerebrale con cui spazzare via tutti questi rimuginii inutili che disperdono solo energie.
Perdona questa parentesi, ma era necessaria per scaricare.
Ti ringrazio della pazienza e ti saluto… che devo andare a rispondere alla mail.