Spicciamoci con le info di base, che già sono in ritardo con l’uscita di questo articolo.
(Ciao, comunque).
La Coconino pubblica l’opera di Charles Burns. Finito?
Eh no! C’è da dire ancora che tratta di vite di adolescenti in America negli anni… boh… ’80? Diciamo ’80. L’atmosfera è simile agli horror di quegli anni e a me ha lasciato un po’ di King in bocca (non importa se suona male, ho fretta!).
Trama. Difficile da definire. Seguendo diversi personaggi non c’è una vera e propria trama. L’ambientazione la fa da padrona. Esiste un virus che infetta solo gli adolescenti – che vediamo praticamente per tutto il tempo, gli adulti appaiono raramente. Il morbo pare essere cosa normale e io personalmente l’ho vista un po’ come se fosse una malattia venerea e il relativo comportamento in relazione a essa e ai loro portatori; discriminatori e distanti.
Una denuncia sociale? Può darsi, ma non l’ho sentita così forte. Forse sarò io a non capirci una mazza. Ma tu non mi fare queste domande che mi rallenti!
Per tre quarti di storia l’azione è minima. C’è questa piacevole tensione che aleggia, ma bisogna aspettare un bel po’ prima che arrivi dell’azione. Non saprei dire se è cosa positiva o meno, direi che è cosa voluta. Non saprei nemmeno se consigliarti di leggerlo. Ho come la sensazione che dietro ci sia un messaggio, genio, nascosto che non riesco a percepire. O forse sarà che ho dormito male stanotte. Fatto sta che galleggia un po’ lì, nel fine a se stesso.
Ma mi rendo conto che questo articolo, per la fretta, sia una schifezza. Do un ultimo sguardo alle pagine per vedere se ci sia qualcosa da dire in più.
Aspetta.
…
…
…
Nnnnno. Nulla di più.
Che è in bianco e nero, ma non è questa grande informazione. Forse che i sogni all’interno li trovo ben rappresentati.
E quindi niente.
Corri e corri, nella vita, corri e corri. E poi cosa ti rimane? Nulla. Un articolo frettoloso.
Però almeno non ho bucato l’appuntamento del venerdì.
Ciao!