50 sfumature di tette: la rivoluzione capezzolare.

Buongiorno e buon venerdì anche a te, persona di cui non conosco le fattezze, ma di cui sono convinto siano bellissime!
Perché Gimmi tutta questa positività immotivata e gratuita nei miei confronti, ti starai – sicuramente – chiedendo. Beh, oggi mi sono lasciato influenzare dal libricino in questione come un gavettone d’estate su un cane a pelo lungo (oggi ho un’igiene discutibile).

Come suggerisce il nome della pubblicazione della Slow Comics si parla di tette. E lo si fa in maniera positiva. O meglio, Enrico Pierpaoli lo fa in maniera positiva. Come?
Con delle tette… l’ho scritto due frasi sopra. Dov’eri fin’ora? Stavi almeno leggendo o guardavi il cellulare?

Ti invito alla concentrazione, perché per quanto ti possa sembrare superficiale, ha un densissimo insegnamento di fondo. Il contenuto di questa auto-produzione sono cinquanta illustrazioni di tette, poppe e minne in chiave ironica, facendo leva spesso su giochi di parole. Forse esce dalla nostra consueta definizione di fumetto anche se rientra nel consueto nostro appuntamento del venerdì (ma ce ne battiamo il capezzolo).

Queste pagine fanno parte di quella categoria di oggettini che si dovrebbero comprare, avere, regalare e prestare. Ovvero, leve su cui facciamo forza per sollevarci dalle spalle questo incredibile senso di gravità caotico che zio internet ci ha caraccollato addosso.

Ironizzare su aspetti che vengono sempre più censurati, rendendoli proibitivi e oggetto di un desiderio distorto e non veritiero, porta a una mala informazione e confusione su ciò che è sano (‘sta frase pare una supercazzola ma credo di averla ragionata bene). Discutere di certi argomenti è importante, ma finché ci sarà solo un fronte che ne vorrà parlare seriamente, chiunque la vedrà in modo diverso si sentirà autorizzato a escludersi.

Ma se ci scherziamo…
Se prendiamo – per esempio – le tette e le mettiamo sui tetti (la trovate nel libretto, non è farina del mio sacco) potremmo vederle come sono in realtà, naturali, e piano piano questi pensieri calcarosi nella mente dei più “pudici” andranno a sgretolandosi.

L’abitudine di avere sotto i nostri occhi qualcosa che ci siamo preclusi secoli fa, e farlo con leggerezza, penso – temo – sia l’unico modo per salvarci da tutto questo. E non parlo solo di tette, che usiamo come esempio da battaglia. Vale per ogni argomento o immagine portata ad essere tabù. La domanda che ci pongo è: considerando che la censura di questi argomenti dalla vita delle persone, come dimostrato, porta solo disagi, che benefici otteniamo nel mantenerli tali?

O per farla più semplice:
Che cosa succederebbe di così orribile se non ci fossero più censure?



P.S: Mi scuso per la serietà che questo articolo è andato prendendo. Ecco per scusarmi alcune frasi di poco senso ma dall’elevata carica ironico:

1. Oggi sono andato a fare la spesa e ho comprato il pan… no niente. Non mi riesce.
Ciao.


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