Ma quanto tempo che non ti vedo, eh?! Al lunedì, intendo.
Prima pasquetta, poi il 25 aprile, poi il primo maggio che era ieri. Ti ricordi? Mamma mia le grigliate fatte in compagnia e amicizia. Vero? Giornate di sole, carne per i carnivori e carne anche per i finti vegetariani. O no? Ma quando comincia davvero questo articolo, ti starai chiedendo. Ed ecco q…
Sarà che mi sono impigrito e che praticamente esco solo per andare a scacciare i bambini con la scopa sotto casa, ma le grigliate sono diventate una dannata fatica. Chi se le ricordava così?!
Ti racconto questa che ho fatto a Pasquetta (che una basta e avanza per pentirmi di avere ancora un briciolo di socializzazione nel cuore). Sono andato a una grigliata organizzata su un prato. Fine.
Già mi sono stancato a rivivere il ricordo. Non è successo nulla di ché, in realtà, ma stare sotto il sol… aspetta. Facciamo le cose bene.
Elenchiamo:
– Stare sotto il sole.
Nella mia vita ho accettato di andare al mare solo perché esiste un compromesso chiamato “ombrellone”. Nessuno ti avvisa che a una grigliata in un prato non ci sarà ombra. E non mi venire a dire che la parola “prato” implica l’assenza di ombra, perché penso sia una cosa che dovrebbero scrivere negli opuscoli prima di invitarti.
Vieni alla nostra grigliata senza ombra. A Val di Stantuffobuono comune di Pianalbraso, senza ombra. Ci sarà musica, griglie e tanta buona NON ombra.
Ho cominciato ad asciugarmi il sudore sulla fronte prendendo le braciole sulla griglia.
– L’eterno pranzo.
Posso capire una svista e non aver messo che di ombra nemmeno l’ombra (questa è stata proprio spontanea), ma mi aspetto che almeno non si menta. “Tante griglie” c’era scritto. E io tanto griglie mi aspettavo. Indovina?
Una.
Metti in fila così tante persone che la quarta salsiccia racconterà le leggende del suo trisavolo…
Uhm… credo che questa battuta forse non abbia molto senso. Beh, diciamo che aspetti così tanto che finisci di mangiare a Pasqua (sì, esatto. A Pasqua).
Considerando che hai da cuocere tutto – perché indietro non lo riporti, perché altrimenti va a male, perché sei genovese e non vuoi nemmeno pensare che quei soldi spesi sono stati vani – perdi l’appetito, ma continui a mangiare. Sotto il sole. Senz’ombra. Lento. Inesorabile.
– La musica.
La musica mi piace… ecco… forse, però, ogni tanto una pausa ci sta.
Saranno i trenta che sbocciano, sarà che condisco le costine passandole sotto le ascelle, sarà la birra calda che non ho messo all’ombra, ma la musica ripetuta dopo un po’ mi rincoglionisce. E non voglio fare il lamentoso già anziano. Voglio solo riportare che questo stesso momento, ma fatto nell’anno 2019 a. C. (Avanti Covid), sarebbe stato trascorso con la stessa facilità che si ha nell’inserire in un opuscolo che manca l’ombra. Invece ora – d. C. – il tutto viene vissuto come un girone infernale in cui, per essere completamente logorante, mancava solo la presenza dei bamb…
Ah, no, aspé…
C’erano.