Quello che tieni sotto il letto.

Nel mondo ci sono diverse piaghe che affliggono la quotidianità sociale.
Uno di quello che vado a illustrarti oggi è parecchio infido e affolla le menti delle persone con pensieri scomodi che fanno da inciampo per tutte quelle genti che vorrebbero essere semplicemente serene, ma che non possono. Stiamo parlando dei…

[Rullo di tamburi]

[Rullo di tamburini]

[Rullo di tamburetti]


[Rullo di altri tamburi per prendere spazio]


I biglietti di auguri.
Si accumulano nei cassetti, attirano polvere nelle librerie, finiscono in scatole dentro scatole dentro scatole dentro quel porta lenzuola dell’Ikea che tieni sotto il letto. Rimangono in agguato per mesi, anni e decenni per aspettare la primavera giusta per uscire e dire “AH!… sei una merda se mi butti!”.
E giù fischi di sensi di colpa che annunciano la partenza del treno dei pensieri:

Questo me l’hanno dato per la mia laurea in topologia dopo sette anni fuori corso per il compleanno finto perché stavo male per l’unghia incarnata ho compiuto trent’anni e mi hanno scritto questa cosa molto buffa che fa tipo “benvenuto negli enta” era la festa del bufalo africano e hanno pensato che fosse divertente darmelo dato le corna che mi fa la mia ragazza.
E finite tutte le carrozzo il pensiero finale sarà sempre: non posso buttarlo.

CHE TU SIA MALEDETTO BIGLIETTINO D’AUGURI!
Far leva così su sentimenti d’affetto e attaccamento a un periodo che non tornerà più. Perché non viviamo in un mondo di spie in cui i biglietti si auto-distruggono da soli per auto-combustione? Auguri alla nuova mam… SWOOOOM in cenere! Neanche il tempo di aver letto se era la migliore amica dell’asilo nido o la prozia canadese a mandarlo.

Se vogliamo andare ad analizzare ci sono due specie di bigliettini.
Quelli classici, che sono difficili da buttare ma dopo sette/otto anni trovi il coraggio di dire “Massì! Non so neppure che cazzo di faccia abbia ‘sta qui”. Sono, per esempio, quelli dei regali fatti da trentotto persone di cui sedici non sapevano cosa ci fosse nel pacchetto e altre ventuno nemmeno il nome del festeggiato.

Poi però ci sono loro. I temibili.
Quelli che vengono forgiati direttamente dall’amore della persona che te lo ha fatto. Ha riscaldato l’affetto a temperatura di fusione e lo ha colato in uno stampo di dolce ironia per poi modellarlo a colpi di martello (sì, martello. Ho finito le metafore o come minchia si chiamano).
Il regalo non ha importanza. Ma quello che c’è sopra, legato al pacco da un nodo scorsoio e sigillato con cera lacca, brilla ancora di ardente legame. E quello [ciò che viene scritto dopo va letto con effetto eco]
Non lo puoi buttare.

Più e più volte lo prenderai in mano e ti troverai in piedi davanti la raccolta carta a chiederti: lo faccio o non lo faccio? Amletico dubbio, preferiresti suicidarti in un duello contro il tuo rimorso. Più volte farai avanti e indietro dalla camera alla pattumiera, ma – maledetti tutti! – ‘sto cazzo di foglio non si stacca dalle dita.

E qui, mia cara, mio caro, non c’è nulla da fare.
Le uniche tue speranze sono: un disastro naturale, una candela incustodita rimasta accesa o una donna delle pulizie troppo scrupolosa (o una figura genitoriale, a tua scelta, se vivi ancora con essa).

Vorrei poterti dare anche una soluzione, ma si sarà capito che, se sono qui a scrivere questo articolo, è perché ho una scatola dentro una scatola dentro una scatola dentro un porta lenzuola dell’Ikea ricolma di bigliettini di auguri.


Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...