Folklords: e il mistero del porcaput…

Ci mancava un po’ di fantasy, eh?
Per questo quando non mi hanno consigliato Folklords, ho subito pensato, ci mancava da un po’ il fantasy, eh? E quindi eccomi qui a parlartene – nel mio nuovo fiammante spazio di coworking – per cercare di capire il senso della vita (o almeno di questo fumetto).

Parrebbe subito che non mi sia piaciuto, leggendo le parole qui sopra.
In realtà non è del tutto vero. Quest’albo parte da un concetto interessante – forse non originalissimo, ma interessante – di un ragazzo che ha visioni del nostro mondo e ne trae degli insegnamenti, per così dire. Per questo si veste con giacca e cravatta, inventa orologi e tostapane (quest’ultimo non c’è nel fumetto, ma mi piace come suona), si fa guardare male dalla gente.
Capiamo velocemente che c’è quindi una forma di legame fra questi due mondi e anche una quarta parete da abbattere.

Quello che non mi porta a consigliarlo è il fatto che un sacco di cose importanti sembrino succedere un po’ a caso. Non è nulla di esageratamente sconcertante, però… eeeeh… perché quel tipo era lì? cosa significa questo? dove ho lasciato la mia banana split? e perché non ne ho mai mangiata una?
Scelte narrative che fanno fare crik crok a tutta la storia. Un po’ un peccato.

C’è un altro aspetto, in realtà, di cui non vorrei portar parola, perché ci sarebbe da guardare male la Edizioni BD, così tanto da far chiedere loro chi sia quello strano tipo che li fissa. Ovvero, che è palesemente un primo volume. Perché se non lo fosse il tutto non ha senso di esistere!
E se mi stai per chiedere “perché dovresti pensare che non sia così?”. Perché su copertina non c’è la classica runa scandinava che ti porta a pensare che sia così. Presente quale? Quella che noi persone moderne chiameremmo U N O. E se effettivamente così non fosse, e questa è l’effettiva chiusura della storia, allora MA CHE CAZZO VI SALTA IN MENTE PORCAPUTT…!

Per il resto posso, poco professionalmente, dire che i disegni mi sono piaciuti.
Ha anche qualche intuizione diversa di storytelling che lo distaccano da questo genere di prodotti. E nell’ambientazione c’è un misto tra il fantasy da gioco di ruolo e le fiabe Grimm; una combinazione particolare che fa spiccare un pelo questo albo. Come dire? Gli lascia un sapore tra la liquirizia e la violetta.

Con questo termino perché probabilmente avrai già smesso di leggere due paragrafi fa.
Quindi, ci aggiorniamo lunedì, con tante finte belle cose!

Cia’!


P.S: alla fine ho trovato la mia banana split. Mi ci ero seduto sotto.


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