Articolo breve, dai.
Oramai è un anno che non faccio più l’educatore.
Ma per questioni economiche mi vedo costretto a tornare dal mio primo incarico, un ragazzo in carrozzina. In pratica ho rotto il mio sacro giuramento: non tornare nel baratro. Una visione alquanto pessimistica solo per un lavoro, vero? Mo’ ti spiego.
Premettendo che quel tamarro disabile che aiuto a vestirsi la mattina è l’unico motivo che mi ha fatto entrare di nuovo in questo tunnel. Perché ho affetto per lui e poi mi diverte sparare minchiate con qualcuno che le capisce – l’autistico tende a prendere alla lettera il sarcasmo ed è un attimo che una frase come certo, attraversa col rosso si trasformi in tragedia.
Quindi non mi pesa svegliarmi alle sei di mattina per vederlo in tutto il suo raggiante splendore mentre mi chiama Trimidi prendendomi per il culo (anche perché le mie battute su di lui sono più cattive).
Questo è solo un pretesto per spiegarti un concetto:
Uscire dal mondo educativo – specie se sei un giovane masculo – è difficilissimo e se riesci a sbucare con la testa per rivedere il sole è facile, come ripetuto già più volte, venir avvinghiati da una mano troppo familiare che ti ritira giù.
Quando si prende la patente B da educatore viene consegnata con una buona dose di sensi di colpa. Quando dici che smetti il retro delle tue palpebre viene dipinto dei visi spezzati dalla notizia dei genitori, insegnanti e simili che vorrebbero proporti più ore, più giorni, più casi.
Non propongono solo un lavoro; chiedono una speranza (questa l’ho scritta col magone).
E cosa fai, dici di no a quel bambino con sindrome di down che sbava merda? O a quel ragazzone che dispensa baci a forma di pugni? O a quei sei euro e venti l’ora? A quest’ultimo in realtà è facile dire di no… se hai una valida alternativa.
E quindi ci sono ricascato, sperando solo di averlo fatto abbastanza in silenzio per far sì che nessun altro se ne sia accorto e il cellulare cominci a vibrare a ritmo di “ma non è che potresti…?”.
P.S: Nella frase “in tutto il suo raggiante splendore” c’è una sfumatura di battuta talmente flebile che preferisco non palesarla. Puoi farti aiutare dall’immagine di copertina e se ci arrivi puoi insultarmi.