Eccoci.
Siamo tornati in un altro spaccato della mia vita, della mia psiche. Lottando per la PERIODICITA’.
Questo è il terzo lunedì consecutivo che riesco a pubblicare qualcosa il giorno prestabilito. Arrivati a dieci facciamo una festa chiamata “Assembramento periodico” in cui tutti ci passiamo il Covid attraverso una coppa di legno che simboleggia il Santo Graal.
Come forse avrai capito, mi sento rincoglionito.
Il titolo di oggi è “La bassa pressione: il nemico degli artisti“, sottotitolo. Tendenzialmente esorto questi discorsi con un chiaro e semplice, patisco la bassa pressione, o, sono meteoropatico. Ma a quanto pare la patiscono tutti e non mi sento più così speciale. Quindi immagino che anche tu – con una giornata come quella di oggi, velata di imbottitura – ti sia alzata o alzato con la sensazione di aver il cervello nel materiale per imballaggi (come il polistirolo. Lo specifico perché temo non si capisca l’ultima frase di questo articolo).
La mia teoria sfornata ora, sul tavolo della cucina, dopo essermi svegliato alle sei e mezza, aver fatto colazione, aver letto, sonnecchiato ancora un po’ e maledetto di aver sonnecchiato perché sono più rincoglionito di prima, è questa:
Con un lavoro qualunque ti alzi e sai che devi uscire di casa, arrivi nel luogo prestabilito e quindi – poi – prendi riprendi il ritmo e fai cose di cui conosci le movenze fin troppo bene. Mentre quelli come me si ripetono “ora comincio. Dai, ora comincio. Su. Ce la faccio. Ora vado. Ora comincio. Sto cominciando? No, ma ora lo faccio. Perché non comincio? Su. Dai, dai. Ora lo faccio. Pronti, ai posti… fatto? No, però ora vado. Lo faccio. Lo so che lo faccio. Ce la posso fare. Conto fino a dieci e vado. Parto. Avanzo. Mi inoltro. Mi incuneo. Sono pronto? Comincio? Dio, che vita di merda.”
Inutile dire che con gli anni questo momento si abbrevia, si attutisce, infatti eccomi qui. A fare qualcosa di produttivo per la mia carriera artistica.
…
Comunque, questo periodo dell’anno è particolarmente difficile (non come gli altri che sono una passeggiata), in quanto la bassa pressione è facilmente alternata dall’alta pressione. Non hai tempo si abituarti che è di nuovo bassa. E poi altra. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta. E poi bassa. E poi alta.
Continuerei per settimane, ma so che hai già saltato il paragrafo per leggere questa riga. Dovrei farlo a voce. A voce non avresti speranze. Ma andiamo a concludere.
Tra le varie insidie di essere autori e autrici c’è anche quella del meteo, dunque. Forse una delle cause principali di un mancato successo. Toglietevi dalla testa immagini illusorie, come i blocchi creativi, l’incapacità, la povertà o le guerre.
Il meteo è il vero nemico dei creativi.
Qui potrebbe starci un bel pezzone lunghissimo in cui spiego in modo simpatico perché ciò che dico è “vero”, ma non lo farò. Per ovvie ragioni, se ho passato bene il concetto di “ho il cervello gonfio di scorregge”. Accontentati di crederci. Il meteo è la nostra causa di fallimento.
Pensaci e mi darai ragione.
Pensaci e fammelo sapere, che io ora devo far uscire del polistirolo dal naso..