Mi dovrò sforzare moltissimo a scrivere in modo semplice e lineare. Una modalità a cui non sono abituando, dovendo rinunciare a tutte le parentesi, gli incisi e gli sproloqui che spesso imperlano le righe che traccio e che tanto mi divertono.
Come mai?
La risposta è il titolo di questo articolo. Sere addietro, a cena dai miei genitori, parlavamo delle boiate che sovente mi sollazzo a tirar giù. La dinamica non la ricordo bene, ma probabilmente lo scenario è:
Mio padre mi commenta qualcosa che ho scritto dicendomi che lo ha divertito o facendomi notare un’inesattezza, quando mia madre (che saluto) esce dai vapori della carne alla griglia. A gamba tesa, chiede con fervore di cosa stiamo parlando. Una volta svelato il centro della discussione mio padre incentiva mia madre (che saluto) a leggere le uscite sul mio blog riGimmi. Segue una giustificazione di lei, mia madre (che saluto), riguardo la difficoltà dei miei testi, spesso troppo caotici.
Ne sono ben consapevole che talvolta la mia scrittura possa risultare un po’ confusionaria, molto parlata. Chi mi conosce spesso mi conferma che è proprio il mio modo di parlare. Se dovessi però rinunciare, come in questo caso, a tutti gli sfarzosi imbellettamenti sintattico-grammaticali mi sentirei castrato.
Però ho piacere a regalare, per la persona che mi ha snocciolato al mondo – mia madre (che saluto) – qualche riga con le quali possa sentirsi anch’essa a suo agio. Magari, così facendo, abituarla a questo tipo di lettura. Sarei molto onorato se lei – sto parlando, ovviamente, di mia madre (che saluto) – potesse seguire i miei viaggi fantasiosi nei meandri delle stronzate, con il garbo e la pacatezza di chi legge le barzellette della settimana enigmistica.
Con questo esorbitante sforzo posso concludere questa delicata parentesi che mi è costato molto in punti salute mentale, dato che quando scrivo sono frenetico come quando parlo e ora mi sono ritrovato a pesare ogni singola parola.
Concludo dunque qui con giubilo e saluto te, mio padre e, immancabilmente, mia madre…
(che saluto).
Una risposta a "Per mia madre (che saluto)"