S. I due punti qui ci stanno male.

Altro Gipi altra corsa.
A differenza della volta scorsa con Aldobrando – in cui è stato solo sceneggiatore – ora te lo propongo con le vesti più canoniche d’autore unico. Evviva!, dirai. Evviva!, direi anche io (non lo so perché… ho di nuovo sonno).

Partiamo col dire che è uno di quei fumetti “che fanno bene” – ricordi? – te ne parlai articoli addietro. Velocissimo recap: ho un libricino di Anna Segre chiamato Il fumetto fa bene in cui ci sono elencati fumetti che trattano temi sensibili, intimi e introspettivi; tra cui S..

Il signor Sergio – S., appunto, in questo fumetto – è il padre dell’autore di cui viene delineato un carattere di pagina in pagina, attraverso la voce di Gipi (direi). Effettivamente, come il libricino sostiene, potrebbe essere una bell’immersione emotiva, soprattutto grazie alla capacità di acquarellare a destra a manca.

Io però mi sono un po’ annoiato e ho dovuto farmi violenza per leggerlo e scriverne un articolo oggi. Eh lo so, lo so. Gipi bravo, Gipi bello. Ma io non ho nulla contro di lui. Ma sono due su due ora i fumetti – quantomeno – scritti da lui che non mi sono piaciuti. E il disegno, certamente magnifico, non può salvare un fumetto (per me, sceneggiatore malvagio che la notte va ad aggiungere accenti sbagliati nei compiti di italiano dei bambini).

Partiamo col dire che sono un sacco di salti temporali in più linee temporali senza un ordine preciso. Aggiungiamoci anche – e mi dovresti ringraziare, se lo leggerai, perché non ti ritroverai a saltare su rami di alberi genealogici – suo padre e suo zio sono sposati con altre due sorelle. Solo che non viene messa così semplice.
Per riassumere, fino a metà del fumetti cercavo di capire da che parte fossi girato: chi parla? In che epoca siamo. Quella è parente di chi?

Probabilmente sono io che non c’ho capito una fragola, ma questo rapporto padre figlio non mi è stato trasmesso. Mi ha dato l’idea di una cosa che si fa per sé. Come quando scrivi una poesia che non vuoi far leggere (il fatto poi che ci sia scritto come riesci a raccogliere i Lego con l’ano in rima, è un altro discorso).
E magari è così, però non so se sia corretto darla in pasto al pubblico. Ho pagato qualcosa che non mi dà nulla di soddisfacente.

C’è un aspetto che non reputerei negativo, ma forse ha alimentato la confusione, ed è che il narratore parla in modo abbastanza infantile, a mio avviso. E dal momento che la prima volta che si vede è un bambino, ciò mi viene confermato. Ma poi, tra i vari salti temporali, vengono raccontati eventi di lui da grande. Ma allora perché “parla” così?
Per questo motivo non ho capito che fosse lui da adulto, la prima volta che l’ho visto.

Mah, non so.
Dimmi qualcosa tu, se lo hai letto. Perché faccio fatica a dire che una storia è semplicemente brutta, soprattutto se si tratta di graphic novel. Mi sono perso qualcosa?

In ogni caso ti saluto che vai sapere perché anche oggi mi cola fuori il sonno da dietro le palpebre.
Ti auguro un buon fine settimana e ci ritroviamo probabilmente lunedì.
Ciao!


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