Mi pare sensato parlare di un libro che tratta di estate a fine ottobre.
Ma eccoci qui, questo passa il convento. E quindi…
E la chiamano estate, graphic novel delle cugine Tamaki, in tutto e per tutti nelle corde Bao, è un’opera molto evocativa, che consiglierei di leggere (questo di solito lo scrivo alla fine, ma oggi… bam! Sopresa). E di che parla questa piccola paffuta bellezza?
C’è da essere sinceri. È vero, abbiamo davanti esattamente quel tipo di storia che molti non apprezzano: la famigerata non-succede-una-mazza story. Ma sai che ho un debole per queste carezze su carta, quindi te ne parlo come se fosse una storia in cui succede almeno una mazza.
Rose va ogni estate in un cottage con i genitori, in vacanza. Lì incontra la sua amichetta estiva.
Ma attenzione! Hanno entrambe – soprattutto la protagonista – un’età tra quella infantile e adolescenziale. Un particolare periodo della vita in cui, oserei dire, la confusione la fa da padrona. E allora sentiamola questa confusione, questo trepidio ormonale, accompagnarci in questi tre mesi narrati.
Come detto prima, non è una storia da leggere per la trama. Ma una storia da avvertire, respirare. La solita dose di “mi metto nei panni di persone che provano dolore che non conosco”. E – soprattutto oggi come oggi – sono aspetti che pare colino via come muco di un bambino tedesco cicciottello con in mano un lecca lecca. Troppo spesso ci dimentichiamo che la gente, in quanto tale, soffre come soffriamo noi.
Mi piace molto anche la scelta di storytelling. Non troverai nulla di intricato o particolare, anzi si gioca sull’assenza; una scelta adeguata visto la delicatezza della narrazione.
Come al solito sul disegno non mi sento di esprimermi, ma forse mi sbilancerei dicendo che avrei provato qualcosa di diverso da una scala di grigi. Però anche così funziona.
Concludiamo in velocità, che c’è gente che sta riparando il gabinetto del nuovo ufficio e mi distrae non poco. La proprietaria è una tipetta gagliarda, in caso t’interessasse.
Cia’!
Una risposta a "E la chiamo estate: ci sono gabinetti da riparare."